Ascoltare per progettare

Alcune riflessioni sul convegno “Val Di Sangro, guardiamo al futuro”

La settimana scorsa ho partecipato al convegno “Val Di Sangro, guardiamo al futuro” che mi ha visto protagonista insieme agli attori politici, formativi ed imprenditoriali del territorio, in un dibattito acceso ed attuale sui temi della transizione energetica e della riprogettazione industriale.
Come partecipante, ma soprattutto come co-organizzatore, ho visto in questo convegno la possibilità di trasmettere un messaggio importante: lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Di ostacoli, infatti, ce ne sono tanti ed è inutile far finta di niente o abbandonarci a passivo laisse faire. La crisi energetica che si lega indissolubilmente alla crisi economica che minaccia le nostre comunità, non ci lascia spazio per discussioni vuote e progettualità obsolete.
Fortunatamente le alternative ed il desiderio di cooperare nella realizzazione di nuove reti economiche, sociali e tecnologiche esistono e sono venute prepotentemente fuori sabato. In particolar modo, sono molto contento che le università abruzzesi abbiano accolto questo invito con entusiasmo e con l’obiettivo di porsi in un rapporto orizzontale, reciproco e reale con gli enti e le imprese del territorio. Della stessa idea e con gli stessi obiettivi anche il Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Lanciano, che ha sottolineato l’urgenza di adottare nuove strategie e nuove forme di misurazione del valore, per garantire una trasformazione effettiva dell’ecosistema del territorio.
Eppure, nel profondo, mi sento di dire che questo è stato un tentativo riuscito a metà.
Le rappresentanze politiche del territorio che hanno presenziato, hanno dato segno di essere in forte ritardo nella progettualità e, soprattutto, nell’interpretazione della realtà industriale, imprenditoriale e lavorativa della nostra regione. È stato evidente un certo disinteresse ed una certa difficoltà nel comprendere appieno quali siano le problematiche reali del nostro importante indotto industriale, e di conseguenza di liberarsi di quelle paure ataviche che da sempre attanagliano la società industriale e chi ci ruota intorno, politica compresa. È necessario e fondamentale ascoltare le idee e le problematiche concrete dei cittadini, non solo per avere una visione quanto più vera possibile, ma anche e soprattutto per cogliere l’opportunità di riconoscere il potenziale che risiede nelle nostre comunità.
Così facendo, non si rischia di parlare di cose che non hanno un’ effettiva corrispondenza nella realtà di oggi e, fatto ancora più importante, ci permette di scorgere una luce, una speranza, senza la quale non può esserci futuro.
La speranza che si salda sulla certezza della possibilità è quella che crea ciò che ora non riusciamo neanche a vedere.
A volte basterebbe solo tendere le orecchie ed ascoltare un po’ di più quelle che sono le necessità vere del territorio, per costruire un futuro pronto e migliore.

Perchè di idee e di forza qui ce ne sono, eccome.

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