
Economia circolare in Italia: un rapporto con riconoscimenti, ostacoli e speranze
È stato pubblicato il Rapporto 2021 sull’economia circolare in Italia, elaborato e pubblicato dal Circular Economy Network in collaborazione con ENEA. La pubblicazione è stata preceduta dalla 3° Conferenza nazionale sull’economia circolare “Economia circolare e transizione alla neutralità climatica” patrocinata dal Ministero della Transizione Ecologica.
Questa è la terza edizione di un Rapporto presentato annualmente che si compone di una panoramica sul contesto europeo e nazionale circa le strategie e le politiche dell’economia circolare; valutazioni delle performance di produzione, di consumo, di gestione dei rifiuti e delle materie prime seconde; annotazioni dei livelli di innovazione, di investimento e di occupazione nell’attività di circolarità: Riparazione, Riutilizzo e Riciclo.
I dati, raccolti da fonti Eurostat, ISTAT e ISPRA, confrontano la posizione dell’Italia, rispetto alle altre nazioni europee, sulle grandi questioni della transizione circolare. I risultati depongono a nostro favore posizionando l’Italia al primo posto in Europa per il raggiungimento dei livelli generali di circolarità nelle attività economiche. Eppure le buone notizie non sono poi così tranquillizzanti: i livelli di miglioramento annuo rimangono stabili e, sebbene resistiamo sul podio, il nostro potenziale rimane vincolato a livelli di crescita sostenibile (ormai già precedentemente raggiunti) basati per lo più su attività di riciclo e non su azionamenti progettuali e predittivi. I successi maggiori, infatti, vengono registrati nel settore della produttività (materia ed energia) e soprattutto nel settore del riciclo dei rifiuti urbani e speciali; mentre gli aspetti più critici, come ci ricorda Edo Ronchi nella sua presentazione, si manifestano nel settore dei brevetti e nei livelli occupazionali nelle attività circolari specifiche. È necessario tenere presente che l’economia circolare è un sistema che nasce primariamente da un percorso di produzione e consumo virtuoso e che solo infine deve concludersi con il riciclo. Il gap che dobbiamo superare consiste nella mancanza di strutture circolari fondanti l’attività economica. Siamo più bravi a mitigare i danni che facciamo piuttosto che prevenirli.
Questo è corroborato da un’altra paradossale evidenza: il confronto fra l’allarmante tasso di disoccupazione in Italia e l’alto potenziale di occupazione dell’economia circolare che, secondo l’europarlamentare Simona Bonafè e Roberto Morabito Presidente ICESP, porterebbe anche a un’inevitabile e agognata crescita del PIL. Inoltre, all’orizzonte si presenterebbe anche il rischio di correre verso speranze di lavoro effimere. Secondo il Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini, quello a cui dobbiamo mirare è un sistema occupazionale che permetta la creazione di un lavoro dignitoso e giusto, capace di abbatta il tasso di precariato che caratterizza tristemente il lavoro italiano. È necessario un progetto di sistema che sviluppi percorsi reali di formazione e indirizzi alle pratiche di transizione energetica, oltre che professionale, all’insegna di una buona occupazione circolare.
Si va quindi alla ricerca delle condizioni ostative, ma non solo, di proposte da mettere in campo. La deadline è alle porte: 35 giorni dalla presentazione definitiva del PNRR, il programma progettuale che l’Italia presenterà per ottenere il finanziamento EU per il rilancio (209 miliardi). Una corsa controil tempo con alle spalle i foschi presagi di una struttura burocratica e amministrativa lenta, ingombrante ed escludente per le imprese e le associazioni italiane, e ancor di più per le piccole realtà. Un tema che, purtroppo, non passa mai di moda per il Presidente della Legambiente Stefano Ciafani, che propone all’unanimità dei presenti una veloce sburocratizzazione e un sistema di agevolazioni pubbliche per l’azionamento delle buone pratiche già presenti o nascenti nell’industria italiana.
Una mattinata, quindi, ricca di interventi che hanno incalzato una discussione variegata e ritmata da più voci che hanno sostenuto gli interessi delle parti sociali, istituzionali ed economiche. Posizioni differenti che hanno dato forma a un quadro completo sulla situazione e sugli umori di un’Italia che cerca di autoanalizzarsi, individuando le criticità dietro i buoni risultati del Rapporto 2021, e di proporre mappe di orientamento per non smarrirsi verso una ripresa ambiziosa sotto il segno di una transizione economica circolare.
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