Industria 4.0. Investimento per la transizione ecologica

Quanto ci costa (non) fare la transizione energetica

I costi della transizione energetica sono una delle preoccupazioni principali per governi, aziende e individui. La sostituzione di fonti di energia fossile con fonti rinnovabili richiede investimenti massicci in infrastrutture, tecnologie e ricerca. Sebbene questi investimenti abbiano il potenziale di generare benefici a medio-lungo termine, anche l’aspetto finanziario deve prevedere un rientro di medio-lungo termine e, pertanto, non rappresentare un ostacolo alla generazione di questi vantaggi.

Tuttavia, è importante notare che i costi della transizione energetica devono essere confrontati con i costi sociali ancor più elevati, non solo a causa dell’inazione nella lotta contro il cambiamento climatico, ma anche per l’impatto sociale che una non-transizione genera sul territorio.

Gli eventi meteorologici estremi, la perdita di biodiversità, la riduzione dei suoli e gli impatti sulla salute umana sono gli effetti più devastanti sulle condizioni delle comunità sociali.

Inoltre, la transizione ecologica investe necessariamente anche il mondo del lavoro, in quanto necessita di un cambiamento dei cicli produttivi di trasformazione. Se da una parte alcune attività economiche dovranno essere abbandonate o ridotte, dall’altra sicuramente si avrà un incremento di nuove carriere e nuove opportunità lavorative. Pertanto, l’indicatore più idoneo a misurare tale trasformazione del mondo del lavoro è quello relativo ad un tasso di sostituzione e di compenetrazione della risorsa umana. La transizione ecologica presuppone dunque una transizione del mondo del lavoro.

 

Per azionare tutto questo, però, è indispensabile investire sulla cultura e sull’educazione, ancor prima di vedere i risultati o benefici economici e le tutele del mondo del lavoro. Ciò richiede quindi interventi sulla formazione, assieme a sistema di welfare e tutele, che non possono non passare anche dallo Stato. Per questo quando si tratta di transizione energetica, non a caso parliamo di investimenti e non di costi.

È necessario allora chiedersi di che tipo di investimenti parliamo? Proviamo a capirne di più sull’ambito hi-tech.

 

L’Industria 4.0 e la Crisi Climatica: Sfide e Opportunità

L’Industria 4.0 rappresenta una rivoluzione tecnologica che sta trasformando radicalmente il modo in cui produciamo beni e forniamo servizi.

L’industria 4.0 è un metodo di trasformazione industriale, un concetto che si basa sull’uso di tecnologie digitali avanzate per migliorare l’efficienza, la produttività e la competitività delle imprese. Questa concettualizzazione è una continuazione delle rivoluzioni industriali precedenti basate sulla meccanizzazione e la produzione in serie. Oggi siamo nell’era post-industriale basata sull’automazione e l’elettronica, quindi dei servizi.

Tra i principali elementi chiave dell’industria 4.0 troviamo l’Internet delle cose (IoT) che rappresenta una rivoluzione tecnologica che ha cambiato il modo di comunicare con le macchine, e dunque con le cose, trasformando l’interazione uomo-macchina.

In questa rete interconnessa di dispositivi, oggetti e sensori, l’informazione fluisce senza soluzione di continuità, consentendo un controllo remoto, un monitoraggio in tempo reale e una gestione ottimizzata di una vasta gamma di produzioni, sviluppando delle “cose intelligenti” che ci permettono di attuare una biomimesi industriale al fine di salvaguardare l’ambiente.

Attraverso la raccolta di dati e il loro processamento, l’IoT non solo migliora il nostro confort e benessere materiale, ma offre anche molteplici opportunità per l’ottimizzazione dei processi industriali e la conservazione delle risorse attraverso la soluzione di problemi complessi. In un mondo sempre più connesso, l’IoT può avere un impatto significativo sul nostro futuro, attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (AI), che se utilizzata con la finalità della biomimesi industriale, offrirà soluzioni innovative e una maggiore efficienza dell’ecosistema.

Le prime idee relative all’IoT risalgono agli anni ’70 e ’80. In quel periodo, si iniziò a sviluppare la tecnologia RFID (Radio-Frequency Identification) per identificare e rintracciare oggetti tramite l’uso di segnali radio, considerata una delle prime applicazioni pratiche dell’IoT. Il termine “Internet of Things” fu coniato da Kevin Ashton nel 1999, un esperto di supply-chain management. La sua visione era quella di utilizzare la tecnologia RFID per migliorare la gestione delle scorte e la tracciabilità degli oggetti all’interno della catena di approvvigionamento.

L’industria 4.0 si sviluppa anche grazie alle tecnologie dei Big Data e Analisi dei dati, ossia la raccolta e l’analisi di grandi quantità di dati provenienti da diverse fonti che possono fornire informazioni preziose per migliorare la produzione, la manutenzione e la gestione aziendale; il Cloud Computing che consente l’archiviazione e l’accesso ai dati e alle risorse informatiche su server remoti, offrendo maggiore flessibilità e scalabilità; l’Intelligenza Artificiale (IA) e Machine Learning che permettono di automatizzare compiti complessi, ottimizzare processi e prendere decisioni basate sui dati in modo più rapido ed efficiente; il Ciberfisico, vale a dire l’interazione tra sistemi digitali e fisici e la Sicurezza Informatica, di importanza capitale per proteggere i dati e i sistemi da minacce cibernetiche.

L’obiettivo principale dell’industria 4.0 è aumentare l’efficienza, ridurre le quantità di risorse impiegate e quindi i costi di produzione, migliorare la qualità dei prodotti rendendo il loro utilizzo più lungo possibile.

Per massimizzare le opportunità dell’Industria 4.0 nella lotta contro la crisi climatica e lo spreco delle risorse, è essenziale adottare un approccio olistico e responsabile. Ciò include la promozione di politiche pubbliche che incentivino l’adozione di tecnologie sostenibili, la regolamentazione delle emissioni industriali e l’adozione di pratiche di produzione e consumo responsabili. Inoltre, l’educazione e la sensibilizzazione sull’impatto ambientale delle tecnologie avanzate sono fondamentali per garantire che l’Industria 4.0 sia un alleato nella sfida contro il cambiamento climatico, anziché una fonte di ulteriori problemi ambientali.

 

Per i riferimenti:

https://www.valigiablu.it/

https://www.avvenire.it/

https://www.econopoly.ilsole24ore.com/

 

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