La finanza a servizio della sostenibilità

finanza e sostenibilità

Il ruolo della finanza è un aspetto molto delicato, nel quale si incrociano più pressioni e interessi e dove, probabilmente, si incarnano le contraddizioni più difficili da superare. Da decenni siamo abituati ad assistere a dinamiche che progressivamente scollano le esigenze delle attività economiche dalle possibilità di finanziamento delle banche. Inoltre abbiamo assistito a dei processi di assorbimento a matrioska che hanno dato vita al cosiddetto “Risiko bancario”, eliminando il legame consolidato e stretto fra le banche e le aziende di un determinato territorio.

Allo stesso tempo, le regole della Banca Europea hanno permesso di ricreare una certa fiducia e mantenere una solidità dopo la crisi del 2008, ma hanno contribuito a una generalizzata frenata agli investimenti. Peraltro non hanno seguito regole di discrimine equo che permettessero di dare fiducia alle piccole e medie aziende.

In uno scenario così complesso la finanza resta un settore spesso poco esplorato e giudicato con diffidenza. In realtà andrebbe vista come una grande opportunità, soprattutto nel campo della sostenibilità. Se si vuole realmente parlare di transizione energetica e di ristrutturazione dei processi produttivi, dobbiamo includere nel nostro orizzonte di indagine il ruolo della finanza, perno attraverso il quale poter investire e quindi realizzare qualsiasi tipo di progetto.

La sostenibilità è una sfida che può essere affrontata con molta più facilità dalle PMI, grazie anche alla territorialità che appartiene al loro DNA; la sussistenza delle piccole realtà economiche è strettamente collegata alle condizioni del loro particolare habitat socio-politico e ambientale. Altro punto a loro vantaggio è la dimensione della loro struttura produttiva, più piccola e quindi potenzialmente più dinamica e pronta al cambiamento dei processi interni. Queste caratteristiche sono però controbilanciate dalle difficoltà insite nel sistema finanziario esistente che non agevola la piccola imprenditoria. È il momento di pensare e magari proporre delle strutture regolative che supportino investimenti nuovi per attività che propongono un concreto cambio di passo.
La capacità di regolamentare appartiene alle autorità statali che devono trovare la forza per innovarsi e smantellare quella rete burocratica dietro la quale spesso si nascondono.

Lo Stato potrebbe fornire maggiore supporto senza però erogare finanziamenti a pioggia che non prevedono un reale e continuo monitoraggio delle performance delle varie attività e che portano spesso a un’incontrollabile speculazione, come avvenuto per gli impianti fotovoltaici.

Tuttavia, esistono altre alternative che permettono una proposta di sistema che agevoli e supporti realtà virtuose, tra le quali le incentivazioni tramite gli sgravi fiscali.

In una visione più ampia dovremmo ripensarci all’interno di dinamiche europee con maggior protagonismo. Next Generation EU, il complesso dei fondi stanziati dall’Unione Europea per la ripresa economica e sociale degli stati membri, possiede un’enorme potenzialità di rinascita e di cambiamento, tuttavia deve essere supportata e coadiuvata da un sistema più accessibile e virtuoso e non solo, come si propone già a buon diritto, da una tassonomia specifica. Per esempio, potrebbero essere utili sistemi di valutazione reale delle virtuosità di un progetto, garanzie vincolanti per le piccole imprese e canali di accesso agevolati attraverso una profonda sburocratizzazione.

Inoltre, se i finanziamenti devono essere coordinati dalle banche nazionali, sarà necessario che le banche stesse debbano sottostare a dei limiti specifici: tassi equi, la considerazione di fattori finora mai valutati come le entrate determinate da processi del risparmio risorsa-energia e la redistribuzione del reddito per tutti gli stakeholders delle imprese. Sono sempre auspicabili regole precise per agire correttamente.

Questi spunti di riflessione sono trattati in maniera sistematica nel mio libro. Con esso, spero di contribuire a formulare una teoria con la quale si possa riorganizzare il funzionamento della finanza per le PMI, in chiave di ripartenza delle economie territoriali, affinché la sostenibilità si traduca anche in una equa redistribuzione dei redditi. Le imprese circolari e sostenibili non devono essere l’eccezione, ma la prassi.

Questa prospettiva di speranza è il mio augurio per un nuovo anno che dia spazio ad una crescita più accessibile, più giusta e più pulita che auguro possa iniziare per tutti già nel 2021.

Un caloroso Buon Anno

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