
Le comunità energetiche: cosa sono e perché sceglierle
La transizione energetica è uno dei trend topic degli ultimi anni, la rinascita economica dell’Europa, e non solo, sembra legata inesorabilmente a questo nuovo “modello” da seguire.
La produzione di energia rinnovabile è alla base del percorso di transizione che ogni nazione è chiamata a perseguire. Parlare però solo di produzione non basta, le modalità di consumo energetico sono altrettanto importanti nella concretizzazione di questa trasformazione.
Produrre energia pulita sia dal punto di vista del privato (famiglie o imprese) che del pubblico non è sufficiente per raggiungere l’obiettivo. La condivisione e la fruizione di energia rinnovabile può diventare davvero virtuosa e concretamente realizzabile nella misura in cui le infrastrutture del territorio siano indirizzate verso la creazione di vere comunità energetiche.
Locale VS nazionale
La dimensione territoriale ha un ruolo chiave per la transizione energetica.
Una delle ragioni risiede nelle difficoltà e nei costi di trasporto e gestione dell’energia elettrica all’interno di un sistema nazionale o sovranazionale centralizzato a livello di produzione.
Il trasporto di energia (ancor di più quella fotovoltaica che potrebbe essere utilizzata istantaneamente), previsto per lunghe distanze, non consente un utilizzo efficiente di tale risorsa, a causa delle dispersioni.
Purtroppo dai grandi player nazionali stanno emergendo proposte progettuali per un futuro basato sulla green energy che ricalcano la tradizionale impostazione di rete energetica centralizzata: grandi centri di produzione e smistamento su lunghe distanze per il consumo.
Questo tipo di struttura è stata pensata per i centri di produzione da fonti fossili, ma dovrebbe essere superata per la gestione dell’energia rinnovabile.
Il problema è che all’interno di questi progetti non viene assimilato il concetto di autoconsumo diretto: l’energia può essere prodotta in prossimità del centro di consumo riducendo la dissipazione della risorsa e abbattendo i rischi e le conseguenze collegate alla realizzazione di grandi infrastrutture produttive.
Un centro di produzione elettrica rinnovabile, facciamo l’esempio del fotovoltaico, integrato in una comunità energetica non sfrutta ampissimi suoli togliendoli all’agricoltura o alla preservazione della biodiversità ma si integra in spazi già urbanizzati e cementificati, inoltre le sue dimensioni sono commisurate al fabbisogno della comunità di riferimento.
Un altro lato negativo di un sistema fortemente vincolato ai grandi centri di produzione energetica è l’impossibilità di redistribuire le opportunità produttive e di conseguenza l’accessibilità condivisa e attiva ai servizi energetici rinnovabili.
Nelle comunità energetiche il raggiungimento dell’autosufficienza, consente di gestire dei surplus di produzione che possono essere messi a disposizione per il fabbisogno del territorio.
La struttura delle comunità energetiche
Le comunità energetica si basano su una struttura di produzione e consumo energetico circoscritto a un territorio con il fine di creare uno “spazio” energeticamente autonomo.
Tale tipo di progettualità sviluppa isole energeticamente indipendenti tramite un sistema distributivo intelligente ovvero la smart grid che permette di unire informazioni e distribuzione elettrica consentendo una gestione efficiente della rete ottimizzando produzione rinnovabile e uso razionale dell’energia, minimizzando eventuali sovraccarichi e variazioni di tensione energetica.
Tale struttura, ad isola, permette un monitoraggio puntuale e consente, con l’ausilio dell’innovazione digitale, di attivare eventuali azioni per una manutenzione predittiva, garantendo sempre un flusso attivo di energia tramite una rete di collegamento tra più comunità all’interno del territorio nazionale.
Le famiglie, le aziende e le strutture pubbliche di un territorio collegati da una rete di trasmissione energetica intelligente e ricorsiva possono essere al contempo produttori e consumatori, e sentirsi parte di un sistema organico e costruttivo fra pubblico e privato.
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