Le comunità energetiche: una normativa troppo simile a quelle del Super Bonus

Nuovo decreto Comunità energetiche

Il ministero dell’Ambiente ha notificato a Bruxelles il provvedimento che fissa tariffe incentivanti e aiuti a fondo perduto per stimolare la diffusione delle Cer, le famose Comunità energetiche.

Il Ministro Gilberto Pichetto Fratin: “Con questo provvedimento diamo all’Italia una nuova energia tutta rinnovabile. Il testo, rafforzato e arricchito dalla consultazione pubblica, è uno strumento coerente con il doppio obiettivo di questo governo: la decarbonizzazione entro il 2030 e l’autonomia energetica. La ricchezza dell’Italia sono le sue comunità. Il decreto le pone al centro di una strategia volta a produrre e consumare energia da fonti pulite risparmiando sui costi delle bollette. Se sapremo sviluppare come sistema Paese, le comunità energetiche si riveleranno un’enorme fonte di sviluppo economico sostenibile e di coesione sociale.”

Due sono le misure previste: un incentivo a tariffa e un contributo a fondo perduto (fino al 40% dell’investimento sulle rinnovabili). Per quanto riguarda l’incentivo a tariffa, i contributi verranno erogati in base a tre fasce di potenza prodotta, con un fattore di correzione a seconda della zona geografica (10€ in più a MWh per le regioni del Nord e 4€ in più a MWh per le regioni del Centro).

Il Gse è chiamato a misurare e verificare preliminarmente l’ammissibilità dei soggetti interessati al fine di garantire la possibilità concreta di accedere ai benefici della misura. [1]

Ma di fatto che cosa misura il Gse? 

 

Fosche profezie

Questa nuova legge presagisce errori già visti in quella del Super Bonus, e altrettanti risultati non incoraggianti. Le spinte verso la transizione energetica hanno alla base una domanda fondamentale a cui bisogna rispondere necessariamente. Che cosa stiamo misurando?

Anche in questo caso la risposta rimane parzialmente inevasa. Se da un lato tutti gli incentivi sono vincolati alla produzione di energia, non vi è alcuna condizione inerente la possibilità e volontà di diminuire il fabbisogno energetico. Siamo ancora convinti di poter fare a meno di pensare a soluzioni di concreto efficientamento energetico, sperando di incrementare a dismisura centri di produzione anche totalmente fuori contesto (sia a livello ambientale, sia sociale). Le distese di pannelli solari lontani da centri di consumo, poco convenienti e di difficile manutenzione, incentivati dai famosi conti energia e ormai quasi totalmente fagocitate da fondi di investimento di diritto stranieri, non sono realtà tanto lontane.

Le comunità energetiche devono essere coerenti con le esigenze concrete delle comunità sociali ed economiche a cui si riferiscono. Non sono solo possibili centri di produzione.

Definire una comunità energetica significa tratteggiare una perimetro di sviluppo

Bisogna definire le comunità energetiche in maniera chiara e ordinata, indicandone alcune caratteristiche basilari:

  • Circoscrizione fisica dell’espansione di una comunità energetica per evitare una esagerata dispersione.
  • Definizione di autoprosumer come soggetto produttore e consumatore di energia che ha come obiettivo l’autosufficienza energetica.
  • Costruzione di una rete intelligente autonoma che colleghi più autoprosumer per costruire una comunità energetica efficiente e autogestita.
  • Costruzione di una rete intelligente extra comunità, ovvero che colleghi più comunità adiacenti fra di loro.

L’incentivo pubblico deve prevedere una spinta dal basso che coinvolga i cittadini intesi come nuclei familiari, enti locali (pubblici e privati) e aziende: un insieme variegato di soggetti che condividono uno stesso territorio circoscritto. Secondo questa delimitazione territoriale è necessario calcolare le possibilità di autosufficienza energetica della stessa comunità, ottenuta dalla forza degli stessi soggetti. L’autonomia della comunità si basa su questa spinta collettiva non deformata dai vincoli esterni ma solo dalla propria capacità di produrre e consumare poco. È importante il dimensionamento degli stessi sistemi di produzione e accumulo, affinché non si sviluppino deturpazioni e sfruttamento di territori per il fabbisogno energetico di altri territori lontani e poco efficienti da un punto di vista energetico.

È necessario quindi pensare più che al massimo investimento possibile ad una progettazione energetica controllata e monitorata che attesti la massima produzione commisurata alla diminuzione del complessivo fabbisogno energetico della comunità, attraverso una concezione effettiva di una rete intelligente di comunità.

[1] Per saperne di più https://www.ilsole24ore.com/art/comunita-energetiche-impianti-ammessi-spese-finanziabili-e-requisiti-ecco-come-si-accede-incentivi-e-aiuti-AE749XtC.

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