L’intelligenza artificiale ed il mondo del lavoro

 

L’intelligenza artificiale (IA) ha rivoluzionato il modo in cui interagiamo con la tecnologia e ha aperto le porte a nuove possibilità in molti settori. Tuttavia, questa rivoluzione tecnologica ha anche sollevato interrogativi fondamentali sulla trasformazione del mondo del lavoro, facendoci chiedere se l’applicazione dell’IA nei processi operativi sia fonte di nuove opportunità e occupazioni oppure no.

 

Sicurezza, tutela e innovazione

Un aspetto fondamentale è il superamento dell’idea che l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione dei processi industriali siano causa di disvalore del capitale umano e che portino alla precarizzazione del lavoro. Tale superamento è legato essenzialmente alla modalità di utilizzo dell’AI che deve essere mirata alla salvaguardia degli ecosistemi territoriali e agli aspetti socio-ambientali dei territori.

Quando rispetta tali finalità, chiaramente l’AI non solo non è causa di precarizzazione, ma, anzi, diviene una risorsa fondamentale per la valorizzazione del capitale umano, richiedendo competenze certamente diverse, virtuose, parallelamente ad un aumento delle tutele rivolte alla società, riferite e indirizzate al soggetto uomo.

L’uso dell’AI, dunque, non si limita a sostituire il lavoro umano; al contrario, questa tecnologia può diventare un alleato potente: il lavoro umano, non più assorbito dalla monotonia della produzione in serie (Vedi i “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin), consente di concentrarsi su compiti che richiedono riflessione, metacognizione, creatività, intelligenza emotiva e pensiero critico. È evidente che ciò porta ad un miglioramento nell’ambiente del lavoro che diventa soddisfacente e stimolante.

Da questo punto di vista, ottimizzando quindi i processi produttivi attraverso il risparmio della risorsa e dell’energia, aumenta l’efficienza. Ciò consente al lavoro umano di essere più tutelato e di produrre beni e servizi utilizzati in un mondo nuovo, dove la trasparenza delle informazioni e, dunque, la tracciabilità del come i beni e i servizi siano stati trasformati, sono indicatori valoriali.

L’AI offre strumenti potenti per l’apprendimento continuo e lo sviluppo delle competenze, sempre rivolte alla stessa finalità, ossia tutela del sistema mondo. Il lavoro umano può accedere a piattaforme di formazione personalizzate e acquisire nuove competenze in modo continuo. L’IA può anche essere utilizzata per valutare le prestazioni e le esigenze di formazione dei dipendenti in modo continuo, garantendo che la risorse lavoro sia indirizzata in modo mirato ad uno sviluppo ecosostenibile.

Inoltre i sistemi basati su AI per tali fini, forniscono analisi dati approfondite e previsioni che aiutano a prendere decisioni più informate e complete. Questo supporto decisionale migliora la qualità del lavoro e contribuisce anche al successo dell’azienda. Le decisioni più informate sono spesso più efficaci e riducono il rischio di diseconomie.

 

Disoccupazione o nuova occupazione?

Contrariamente alla percezione comune l’AI è fonte di nuove opportunità di lavoro nell’ambito della manutenzione, della rigenerazione, dello sviluppo, della gestione e del supporto tecnico di queste tecnologie che consentono l’allungamento della vita delle risorse. Logicamente si sviluppano una miriade di nuove skill in tutti gli ambiti della vita economica, dal settore primario a quello terziario, investendo qualsiasi campo d’azione e certamente le economie devono affrontare il divario di competenze, assicurando che i lavoratori abbiano accesso a formazione e riqualificazione per prosperare in un mondo sempre più guidato dall’IA.

Non bisogna, pertanto, farsi trascinare dall’onda luddista (le cui previsioni di impatto sui posti di lavoro dovuto alle nuove tecnologie si rivelarono false tra l’altro), ma comprendere che, come ci insegna la storia, gli avanzamenti tecnologici hanno creato più posti di lavoro, meglio pagati e con una qualità della vita migliore. A supporto di questa tesi c’è anche un nuovo studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), secondo cui l’intelligenza artificiale generativa ha maggiori probabilità di aumentare i posti di lavoro anziché distruggerli, automatizzando alcune mansioni piuttosto che sostituendole.

Dunque, la valorizzazione del capitale umano tramite l’applicazione dell’AI è una prospettiva tanto entusiasmante quanto concreta in un’era in cui l’intelligenza è primariamente naturale (poiché atta ad assicurare la prosecuzione della specie) e poi, semmai, umana per tramite AI.

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