Ripensare alla funzione finanziaria dell’impresa per formare manager “sostenibili”

Ripensare alla funzione finanziaria dell’impresa per formare manager “sostenibili”

Proseguiamo la nostra riflessione sul ruolo del manager nella trasformazione economica circolare.

Fra le sfide evolutive che un’azienda deve affrontare nel percorso che conduce alla sostenibilità della propria impresa, vi è anche il cambio di paradigma tra la figura del dirigente d’azienda e la funzione finanziaria della stessa. Quest’aspetto è tanto più annoso quanto più l’azienda è grande e strutturata.

La funzione finanziaria di un’impresa
La sua dimensione finanziaria di una società quotata, o comunque abbastanza strutturata, ad oggi è condizionata dal cosiddetto mercato regolamentato che ordina gli scambi dei titoli di debito (obbligazioni) o di proprietà (azioni) allo scopo di creare un’aspettativa di capitalizzazione (il capital gain sulla vendita) o rimborso dei titoli per il finanziatore, il quale è alla ricerca del massimo rendimento.

Un’impostazione di questo genere, avallata dalla stessa governance aziendale, negli ultimi decenni ha comportato una distorsione della finanza d’impresa e, quindi, della sua funzione finanziaria “generando” un progressivo distanziamento fra l’economia reale e l’economia finanziaria.

Questo, insieme ad altre dinamiche che caratterizzano l’attuale sistema economico, ha contribuito ad inasprire profonde discriminazioni circa la perequazione reddituale, con conseguenti effetti socialmente negativi.
La governance ha concentrato le sue attenzioni verso un fair value d’impresa sempre più “finanziarizzato” e sempre meno condiviso.

La retribuzione dei manager
Tutto ciò è dimostrato dal fatto che la valutazione e la conseguente retribuzione dei manager, in buona parte dei casi, si basa più sul risultato del mercato finanziario di riferimento che sui risultati della trasformazione economica della produzione dei beni e servizi – la quale rappresenta la base necessaria verso la creazione di un valore condiviso e quindi inclusivo delle comunità sociali. In altre parole, gli stipendi dei manager aumentano (bonus) all’aumentare della capitalizzazione dell’impresa, indipendentemente dalla produttività effettiva dell’azienda e, ancor meno, dalla sua sostenibilità.

Alcuni teorici riconoscono come causa di questa progressiva alterazione del rapporto, fra economia reale ed economia finanziaria, il metodo di calcolo utilizzato, che deve allinearsi a sofisticati programmi e software di elaborazione matematico-ingegneristica strutturati su principi “egoistici”. Tuttavia, questa visione appare abbastanza riduttiva: non può essere un metodo di calcolo o un principio contabile la causa del problema; i sistemi valutativi possono essere riadattati o cambiati secondo una diversa concezione culturale della governance aziendale.

Cambiare il metodo e ricostruire una cultura
Il vero punto di snodo appare, quindi, nell’urgenza di trasformare i valori sottostanti i “calcoli”, attraverso una presa di coscienza privata e pubblica che determini una conseguente ristrutturazione dei principi valutativi finanziari e non finanziari dell’impresa. Parallelamente, per cambiare il metodo, occorre costruire o meglio ricostruire una cultura della classe imprenditoriale e manageriale, affinché rivesta una funzione finanziaria sostenibile.

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